Celebre uomo politico ed archiatra pontificio del Cinquecento, fu erede di una vasta collezione di opere d’arte e di volumi pregiati raccolta dal nonno Niccolò I ed incrementata dal padre Vincenzo. Per parte materna discendeva dalla facoltosa famiglia degli Albizzi, in special modo da Francesco e Niccolò, entrambi Tesorieri della Romagna tra Quattro e Cinquecento. Grande conoscitore delle memorie patrie ed interessato alla storia locale, Niccolò fu autore di alcuni testi di primaria importanza, tra cui si segnala la Vita di Domenico Malatesta. Amico di Girolamo Rossi e di Giorgio Vasari, Niccolò II, assieme al cugino Francesco, pittore ed architetto di un certo pregio, fu uno dei massimi mecenati cesenati di tutti i tempi. Tra i doni fatti alla città di Cesena, spiccano i due plutei posti all’ingresso della Sala del Nuti nella Malatestiana, contenenti volumi manoscritti e a stampa di autori cesenati, da lui raccolti e regalati ai concittadini verso il 1590 (M. A. Pistocchi).
Il conte Vincenzo Masini, ultimo del suo casato, fu un uomo di cultura vasta ed erudita. Durante gli anni della sua giovinezza, trascorse più di dieci anni tra Torino, Genova e Parigi, dove ebbe modo di frequentare i salotti della nobiltà “illuminata”, venendo a contatto con le opere degli Enciclopedisti e di Voltaire. Tornato in patria, fu autore del volume intitolato Il Zolfo, stampato nella seconda metà del Settecento, corredato da stampe illustrative dell’estrazione e della lavorazione dello zolfo, sull’esempio dell’Enciclopedia francese. Poeta di qualche garbo, partecipò attivamente alla vita culturale e letteraria di Cesena, segnalandosi tra i Filomati assieme al fondatore conte Dandini. Lasciò erede del suo nome e del suo patrimonio la figlia Ludovica, sposata al conte Bernardini della Massa (A. Ceccaroni – M. A. Pistocchi).