I personaggi:
Nicolò I Masini
Medico, politico ed erudito dell’epoca rinascimentale, insegnò presso lo Studio di Bologna sotto la protezione di Giovanni Bentivogli. Ebbe onori in patria, ricoprendo il ruolo di Consigliere ed Ambasciatore per la città di Cesena. La sua più celebre impresa fu il risanamento di Lucrezia Borgia, l’ammaliante sorella del duca Valentino, al tempo duchessa di Ferrara. Fu collezionista e bibliofilo di mirabile spessore; purtroppo della sua vasta raccolta poco rimane al giorno d’oggi. La sua effigie si conserva in un ritratto postumo presso la Pinacoteca Comunale, eseguito da Francesco Longhi per volere del nipote Niccolò II (M. A. Pistocchi).
Nicolò II Masini
Celebre uomo politico ed archiatra pontificio del Cinquecento, fu erede di una vasta collezione di opere d’arte e di volumi pregiati raccolta dal nonno Niccolò I ed incrementata dal padre Vincenzo. Per parte materna discendeva dalla facoltosa famiglia degli Albizzi, in special modo da Francesco e Niccolò, entrambi Tesorieri della Romagna tra Quattro e Cinquecento. Grande conoscitore delle memorie patrie ed interessato alla storia locale, Niccolò fu autore di alcuni testi di primaria importanza, tra cui si segnala la Vita di Domenico Malatesta. Amico di Girolamo Rossi e di Giorgio Vasari, Niccolò II, assieme al cugino Francesco, pittore ed architetto di un certo pregio, fu uno dei massimi mecenati cesenati di tutti i tempi. Tra i doni fatti alla città di Cesena, spiccano i due plutei posti all’ingresso della Sala del Nuti nella Malatestiana, contenenti volumi manoscritti e a stampa di autori cesenati, da lui raccolti e regalati ai concittadini verso il 1590 (M. A. Pistocchi).
Il conte Vincenzo Masini, ultimo del suo casato, fu un uomo di cultura vasta ed erudita. Durante gli anni della sua giovinezza, trascorse più di dieci anni tra Torino, Genova e Parigi, dove ebbe modo di frequentare i salotti della nobiltà “illuminata”, venendo a contatto con le opere degli Enciclopedisti e di Voltaire. Tornato in patria, fu autore del volume intitolato Il Zolfo, stampato nella seconda metà del Settecento, corredato da stampe illustrative dell’estrazione e della lavorazione dello zolfo, sull’esempio dell’Enciclopedia francese. Poeta di qualche garbo, partecipò attivamente alla vita culturale e letteraria di Cesena, segnalandosi tra i Filomati assieme al fondatore conte Dandini. Lasciò erede del suo nome e del suo patrimonio la figlia Ludovica, sposata al conte Bernardini della Massa (A. Ceccaroni – M. A. Pistocchi).
Stefano Cavazzutti
Dr. Stefano Cavazzutti – il coraggio di uno spirito libero
Stefano Cavazzutti nasce ad Alfonsine di Ravenna il 19 febbraio 1845. Autodidatta, ottiene il diploma di maestro elementare; dal padre Pietro, medico ad Alfonsine, apprende i primi elementi dell’arte medica. Nel 1875, sposa Faustina Mambelli di Linaro. Inizia, con spirito filantropico, un’opera d’emancipazione fra i numerosi minatori delle zolfare di Boratella – Mercato Saraceno, come maestro, nell’insegnare a leggere e scrivere, e come sanitario, nella cura delle malattie di quegli operai. Nel 1882 si laurea medico all’Università di Bologna. Nel 1887 emigra in Argentina; è uno dei fondatori e primo direttore sanitario dell’Ospedale Italiano ‘Umberto I°’ a La Plata. Muore il 1° ottobre 1924 (Pier Paolo Magalotti).
Nullo Bendandi
Nullo Bendandi (1889-1959) fu agronomo di vasta cultura, organizzatore di vasta esperienza, imprenditore innovativo ed assai competente. Dopo un primo periodo di fecondo apprendistato presso la Cattedra Ambulante di Fidenza (allora S. Donnino), fu chiamato a dirigere il patrimonio fondiario del Comune di Ravenna. Diresse successivamente l’importante azienda agraria della Congregazione di carità di Cesena. Fu poi presidente della razza bovina gentile Romagnola, presidente della Cantina Sociale di Cesena e fondatore della Società SCELT, che operò nel settore tabacchi. Fu pure apprezzatissimo ispettore del settore incendi per diverse Società Assicuratrici. Svolse anche intensa attività pubblicistica (Augusto Bucci).
Don Odo Contestabile
Don Odo Contestabile (Ortucchio 1912 – Santa Marinella 1995) fu monaco di Santa Maria del Monte di Cesena, dove risiedette dal 1928 al 1965. Nel dicembre 1943 salvò la vita a due famiglie di ebrei facendole espatriare clandestinamente in Svizzera (Filippo Panzavolta).
Renato Turci
È nato nel 1925 a Longwy, in Francia, da emigranti della campagna cesenate che, nel 1941, fanno ritorno a Cesena con i quattro figli, di cui Renato è il primogenito. A Cesena completa gli studi.
Dal 1951 ha lavorato presso la Biblioteca Malatestiana di Cesena, ricoprendo anche l’incarico di vicedirettore.
Poeta, critico letterario, traduttore dal francese e pittore, ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Nel 1970 ha fondato la rivista di letteratura e critica «Il lettore di provincia». Come pittore, ha tenuto 2 mostre personali a Forlì.
È morto a Cesena il 7 gennaio 2007 (Lilia Turci).
Gioacchino Sassi
Gioacchino Sassi (Cesena, 1811-1880), canonico della Cattedrale, fu autore di numerosi volumi di cronache, che si conservano nella Biblioteca Malatestiana. Cronista attento e curioso, compilò una storia di Cesena dal 1700 al 1880, che intitolò Giornale o Selva di memorie, corredata da documenti d’archivio e pubblicazioni a stampa, utili per ricostruire la società cesenate in cui visse e operò.
Redasse inoltre la biografia dei pontefici Pio VI e Pio VII e varie opere relative ai vescovi cesenati e alla storia della chiesa di Cesena, mentre nel Blasone raccolse gli stemmi delle famiglie nobili cesenati.
Le notizie sulla sua vita si ricavano essenzialmente dall’autobiografia, in cui il Sassi parla degli studi fatti, delle opere da lui compilate e degli incarichi ricevuti, soffermandosi in particolare sul ruolo che egli rivestì all’interno dell’Ospedale del SS. Crocifisso, in qualità di priore dell’infermeria.
Lo storico cesenate Nazzareno Trovanelli giudicò importantissimi i suoi scritti, in quanto “danno un tale contributo alla storia del nostro paese, che nessun studioso che voglia farsene un concetto esatto potrà mai dispensarsi dal consultarli” (P. Errani).