I personaggi:
Francesco Maria Carli
Letterato e poeta della seconda metà del Seicento. Di lui non rimangono scritti, sebbene la sua fama sia rimasta viva nel corso dei secoli grazie all’elogio tessuto da alcuni cronisti locali. Lasciò ai posteri il palazzo in Corso di Porta Santi, dapprima passato alla famiglia dei marchesi Guidi, ora adibito a sede del Conservatorio di Musica «Bruno Maderna» (Michele Pistocchi).
Giovanni Gaetano Carli
Nato alla fine dei Seicento da una famiglia di facoltosi mercanti lombardi legati alla nobiltà cesenate, cugino del futuro papa Pio VI Braschi, nel 1722, dopo varie vicende giudiziarie, acquisì il posto nel Consiglio cittadino. Dopo il suo matrimonio con la contessina Almerici, diede inizio alla costruzione del palazzo Carli nella Contrada di S. Caterina (oggi Via Chiaramonti) (Michele Pistocchi).
Domenico Carli
Insigne giurista, avvocato, consigliere e accademico dei Filomati. Sebbene fosse nato da una famiglia patrizia, non tardò a manifestare le sue aderenze al pensiero libertario legato ai Giacobini e alla Francia rivoluzionaria. In accordo coi figli, nel 1807, permutò il palazzo dei Carli in Contrada di S. Caterina con la più modesta casa dei Chiaramonti in Sant’Agostino, concedendo così ai nipoti del papa Pio VII una dimora degna della loro posizione (Michele Pistocchi).
Nicola Petrini Zamboni
Il violinista e compositore Nicola Petrini Zamboni (Cesena, 3.III.1785 – Altopascio, Lucca, 3.X.1849) nacque da Giambuono Petrini ed Annunziata Candoli rimanendo figlio unico. Il ruolo del padre, poeta ed anch’egli violinista, sebbene non di mestiere, fu determinante nell’educazione e nella scelta professionale di Nicola. Il motivo del doppio cognome, assunto dallo stesso musicista, ebbe origine dall’abitudine di essere chiamato Nicola d’Zambon ovvero figlio di Giambuono. Per un po’ di tempo si firmò Nicola Petrini detto Zamboni, poi assunse quello definitivo di Nicola Petrini Zamboni.
Iniziò gli studi di violino all’età di 5 anni sotto la direzione del maestro Ludovico Pizzi e già nel 1796 eseguiva alla perfezione i 36 studi-capricci del Fiorillo. Ricoprì l’incarico di primo violino al Teatro della Pergola di Firenze dalla primavera del 1817 all’inizio del 1837, con alcuni periodi di interruzione. Dalla stagione di carnevale del 1843 fino a quella dell’anno successivo, venne chiamato al Teatro Italiano Favart di Parigi per dirigere opere di Rossini e Bellini. L’opera compositiva di Nicola Petrini Zamboni si è espressa soprattutto in ambito strumentale, nelle forme di sinfonie, concerti per violino ed orchestra, e concerti per formazioni strumentali diverse. Si è dedicato ad un’opera teatrale – La Pia de’ Tolomei – rimasta incompiuta ed a partiture di musica vocale e balletti. Sono tuttora conservate circa sessanta sue diverse composizioni (Franco Dell’Amore).
Mattia Mariani
Tra gli scrittori di memorie locali del Sette e Ottocento, assume un particolare interesse la figura di Mattia Mariani (Cesena 1802-1872). Dopo aver svolto incarichi di cameriere presso ecclesiastici e famiglie borghesi cesenati, divenne cuoco del conte Giulio Masini e a casa del nobile alternò il mestiere di cucina con quello di cronista. Pur consapevole dei propri limiti di scrittore e di non essere un letterato, affermò di scrivere mosso dal desiderio di narrare le cose che accadevano nella sua patria. Ci ha così lasciato oltre a diari e opere minori, una cronaca di Cesena in cinque tomi che coprono gli anni 1814-1857, che costituisce una fonte importantissima per la ricostruzione della storia della nostra città in epoca risorgimentale, nei suoi avvenimenti generali, come nelle vicende più minute (P. Errani).
Serafino Zanotti
Serafino Zanotti (Cesena 1760-1832), durante il periodo napoleonico rivestì ruoli importanti all’interno della pubblica amministrazione cesenate: oltre ad essere segretario comunale, fu nominato cancelliere e archivista del Comune, e segretario della Delegazione delle acque e delle Deputazioni di sanità e di ornato, ma soprattutto va ricordato per l’attività che svolse dal 1798 come bibliotecario dell’antica Malatestiana e dal 1802 anche della nuova biblioteca Comunale che andava costituendosi in quegli anni. Appassionato cultore di storia locale, raccolse e trascrisse cronache cesenati e manoscritti autografi di cronisti dei secoli XVII-XVIII, che dopo la sua morte andarono ad arricchire le raccolte della Biblioteca Comunale (P. Errani).
Robusto Mori
Robusto Mori nacque a Pescia nel 1828. Compì gli studi universitari a Pisa e si perfezionò in medicina presso l’Istituto degli Studi Superiori di Firenze. Qui divenne allievo di Maurizio Bufalini che nel 1859 lo invitò ad assumere il ruolo di medico condotto primario di Cesena, ruolo che ricoprì fino alla morte, avvenuta nel gennaio 1899. Clinico brillante seguì il metodo sperimentale appreso da Bufalini. Si interessò soprattutto di igiene pubblica, compilando accurati bollettini sulle condizioni sanitarie del territorio cesenate, diffondendo la vaccinazione antivaiolosa ed opponendosi alle attività industriali pericolose per la salute. Di opinioni liberali e monarchiche, esercitò un’intensa e poliedrica attività filantropica: diresse il Patronato scolastico, riorganizzò le biblioteche pubbliche, fondò la cucina economica e fu il primo presidente del sotto comitato cesenate della Croce Rossa. Nel 1896 fu eletto primo sindaco di Cattolica (G. Cerasoli).
Francesco Kossuth
Francesco Kossuth nasce a Budapest il 16 novembre 1841. Il padre Luigi (Lajos) è l’eroe della rivolta ungherese del 1848 contro gli Asburgo. Dopo la disfatta, nel 1849, dei sussulti rivoluzionari in tutta l’Europa, il giovane Francesco segue il padre nell’esilio. Prima in Turchia, poi in Inghilterra (dove si laurea in ingegneria) ed infine a Torino. Dal 1872 al 1887 è a Cesena come amministratore e direttore della Cesena Sulphur Company limited, fondata a Londra con lo scopo di acquistare diverse miniere di zolfo nel circondario cesenate. Dopo la morte del padre, avvenuta a Torino nel 1894, ritorna in Ungheria e diventa capo del partito dell’Indipendenza e successivamente ministro del commercio estero. Muore il 25 maggio del 1914, alla vigilia dello scoppio della Prima Guerra Mondiale (P. P. Magalotti).
Nazzareno Trovanelli
Nell’ultimo quarto del 19° secolo Nazzareno Trovanelli (1855-1915) é stato l’instancabile tessitore del variegato tappeto della cultura cesenate: assessore a soli 27 anni riorganizzò le scuole, fece riordinare in senso moderno l’archivio storico, promosse giovani artisti e scrittori, per merito suo Renato Serra divenne bibliotecario in Malatestiana. Nulla di notevole sfuggiva alla sua mente ordinata, vasta, senza pregiudizio alcuno. Anglofono, storico preciso e severo, era amico di Benedetto Croce e di Giosuè Carducci. Anticlericale, di fede monarchico-costituzionale rispettava e spesso favoriva gli avversari politici capaci e i degni, fu amico di Antonio Alfredo Comandini e si adoperò per eleggerlo in Parlamento. Piccolo, goffo, mal vestito ebbe tre grandi amori : l’Italia, Cesena, sua “piccola patria” e la Biblioteca Malatestiana (E. Bellagamba).
Agostino Lelli-Mami
Agostino Lelli-Mami nasce a Roversano di Cesena nel 1867; frequenta il R. Istituto di Belle Arti di Firenze dove ottiene il diploma per l’insegnamento del disegno nel 1890. Non è noto quando comincia ad interessarsi di fotografia, probabilmente verso il 1889, anno in cui viene fondata nella città toscana la Società Fotografica Italiana che pubblica una guida importante per gli amatori. È in rapporto di amicizia con gli illustri fotografi cesenati Augusto Casalboni, Erardo Lugaresi, Gaetano Brasa e Alessandro Bagioli, con i quali collabora e condivide questa sua passione. Ricopre numerose cariche pubbliche: nel 1900, nel 1905 e nel 1907 è sindaco di Mercato Saraceno, dove possiede una casa e alcuni terreni; nel 1910 è primo cittadino di Roversano, al tempo comune. Presidente e membro di vari comitati, prende parte attiva alla vita sociale e culturale della sua città.
Si spegne in Cesena nel 1957 (G. Lelli Mami).
Guglielmo Amilcare Zavatti
Guglielmo Amilcare Zavatti (1869-1939), ingegnere e architetto, compie gli studi a Bologna dove è allievo di Antonio Zannoni e Augusto Righi e seguace di Alfonso Rubbiani e di Violet le Duc. È ingegnere comunale a Gatteo (1899-1902), poi a Cesenatico (1908-17) in cui pianifica la prima espansione turistica. È Ispettore onorario dei monumenti e degli scavi nei comuni di Cesena, Mercato Saraceno, Savignano di Romagna, e Sogliano al Rubicone dal 1928 al 1938. Particolarmente legato alla Biblioteca Malatestiana, esegue su di essa e su altri edifici medioevali (Palazzo Albornoz, Duomo, Loggetta Veneziana, Rocca Malatestiana, ecc.) studi, rilievi e progetti (A. Severi).
Quinto Bucci
Quinto Bucci nacque a Ciola di Mercato Saraceno, in provincia di Forlì il 25 febbraio 1912 da famiglia di lavoratori dei campi. Rimasto presto orfano, con la madre si trasferì giovanissimo a Cesena, ove studiò fino alla sesta classe elementare. Fu minatore in Belgio e poi cementista . Avvicinatosi a gruppi operai si iscrisse al PCI. Incarcerato nel 1942, dopo l’8 settembre 1943 svolse attività clandestina divenendo partigiano. Nel 1946 fu eletto deputato alla Assemblea Costituente. Poi fu segretario della Camera del lavoro di Forlì e segretario regionale delle Marche della CGIL. Ricoprì poi incarichi amministrativi e politici in provincia di Forlì e nel Comune di Cesena. Morì il 28 Aprile 1970 (A. Bucci).
Vittorio Bonicelli
Vittorio Bonicelli, nato nel 1919 a S. Valentino in Abruzzo da genitori cesenati, – dopo l’infanzia e la giovinezza vissute a Cesena – si trasferisce nell’immediato dopoguerra a Milano dove inizia la carriera giornalistica all’«Avanti!». Passato poi al settimanale «Tempo», diventa caporedattore e, dal 1950, titolare della rubrica di critica cinematografica, rivelandosi ben presto uno dei critici più raffinati e liberi del decennio. Nel 1960 si sposta a Roma per lavorare con De Laurentiis, occupandosi della messa a punto di vari progetti cinematografici. Inizia così la sua attività di sceneggiatore che lo porta a ideare e scrivere importanti copioni, sia per il cinema che per la televisione. Entrato in Rai , tra la metà degli anni ’60 e i primi ’70 si è occupato di numerosi sceneggiati. Sono da lui firmati, tra gli altri, i televisivi Odissea ed Eneide di Franco Rossi, Gli atti degli apostoli di Roberto Rossellini, Il sapore della vittoria di Vittorio De Sisti, Benvenuto Cellini, una vita scellerata di Giacomo Battiato, Un bambino di nome Gesù di Franco Rossi. Per il cinema ha scritto, tra gli altri, La Bibbia di John Huston, Waterloo di Sergej Bondarciuk, Giovinezza giovinezza di Franco Rossi, Il giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica (con una nomination all’Oscar per la miglior sceneggiatura). Morto a Roma il 26 luglio 1994, Bonicelli è sepolto nel cimitero di Cesena (A. Maraldi).
Volume I
Elenco foto:
Le immagini riprodotte fanno parte degli archivi fotografici di Augusto Casalboni (FCP), Francesco Dellamore (FDP), Agostino Lelli Mami (LMP), fondi di proprietà della Biblioteca Malatestiana di Cesena. Casalboni (1866-1929) fotografo illustre di professione lavora prevalentemente in studio e raramente esegue riprese esterne alla sua città. Dellamore (1900-2002) fotografo per passione è amante della sua Cesena e della Romagna che in prevalenza ritrae; inoltre è collezionista prezioso delle migliori riprese di altri autori. Lelli-Mami (1867-1957) fotografo amatoriale sin dalla fine dell’800 predilige documentare con la camera i viaggi e gli avvenimenti ai quali partecipa.